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Osteonecrosi

 

 

L’osteonecrosi è la morte del tessuto osseo, dovuta a un mancato o insufficiente afflusso di sangue. Conosciuta anche come necrosi avascolare, necrosi ossea o infarto osseo, ha come conseguenza la comparsa di minuscole fratture a livello del tratto osseo interessato; nei casi più gravi, l’osteonecrosi può addirittura determinare il collasso osseo.

cause

L’afflusso di sangue a una determinata porzione di osso può essere pregiudicata da:

  • Un infortunio all’articolazione posta nelle vicinanze. Gli infortuni articolari che più di frequente danno luogo a necrosi ossea sono le distorsioni al ginocchio, le lussazioni della spalla o dell’anca, le slogature della caviglia ecc.
  • Il trattamento radioterapico per il cancro (radioterapia). Le radiazioni ionizzanti utilizzate per la cura dei tumori possono avere spiacevoli effeti collaterali; tra questi, rientrano anche l’indebolimento delle ossa e il danneggiamento dei vasi sanguigni che irrorano il tessuto osseo e lo mantengono in vita.
  • L’anemia a cellule falciformi. In questa malattia i globuli rossi hanno una forma particolare, che rende anomalo il flusso di sangue all’interno dei vasi sanguigni più piccoli. Ciò si traduce in una cattiva irrorazione sanguigna e in un mancato nutrimento di alcuni tessuti, incluso quello osseo.
  • L’abuso di alcol. Nei vasi sanguigni di chi beve molti alcolici si vengono a creare dei depositi di grasso, che impediscono al sangue di fluire liberamente. Tali depositi, a lungo andare, possono occludere completamente il calibro dei vasi e determinare episodi di osteonecrosi.
  • Dosi prolungate e/o elevate di farmaci corticosteroidi e bifosfonati. I corticosteroidi sono dei potenti antinfiammatori, mentre i bifosfonati sono medicinali utilizzati in caso di osteoporosi. I primi, se assunti in dosi eccessive, possono determinare vari effetti collaterali, tra cui degli accumuli di grasso all’interno dei vasi e la loro conseguente occlusione (N.B: il processo è molto simile a ciò che avviene in caso di abuso alcolico).
    I secondi, invece, se assunti in dosi elevate possono causare un processo di osteonecrosi della mandibola (N.B: il meccanismo fisiopatologico, per i bifosfonati, non è stato ancora chiarito del tutto).

Inoltre, in base ad alcuni studi, sono più a rischio di osteonecrosi:

  • Le persone affette da particolari stati morbosi, come il diabete, l’AIDS, il lupus eritematoso sistemico, la cosiddetta malattia da decompressione, l’ipertensione, la malattia di Gaucher, la trombosi arteriosa, l’embolia arteriosa e l’artrite reumatoide.
  • Le persone che hanno subìto un trapianto d’organo o che si sottopongono a dialisi a causa di un grave problema renale.

Infine, una piccola quota di soggetti con osteonecrosi sviluppa il problema senza alcuna ragione precisa. In questi frangenti, si parla di osteonecrosi idiopatica.

sintomi

Molto spesso, agli stadi iniziali, l’osteonecrosi si rivela asintomatica (cioè non provoca alcun sintomo evidente). Poi, col tempo, diviene causa di dolore e fratture insolite.
Negli stadi più gravi (complicazioni), l’osso necrotico cede del tutto (collassando).
Se la morte del tessuto osseo coinvolge anche un’articolazione (molto frequente), questa può degenerare in modo preoccupante, perdendo addirittura la propria funzionalità.

Le ossa più colpite dall’osteonecrosi sono le ossa lunghe del corpo umano, come il femore (cioè l’osso della coscia) e l’omero (cioè l’osso del braccio).

Ciò è vero sia quando le cause sono traumatiche, sia quando il paziente abusa di certe sostanze o viene colpito da uno dei disturbi di salute citati nel capitolo dedicato alle cause.
A fratturarsi, ed eventualmente a collassare, sono le epifisi, ovvero le porzioni terminali delle ossa lunghe che partecipano alle articolazioni.

 

Trattamento

Per ridurre la sintomatologia e rallentare la progressione dell’osteonecrosi, sono disponibili diversi farmaci e alcuni trattamenti conservativi, come il semplice riposo e la fisioterapia. Quando, però, l’infarto osseo raggiunge un determinato stadio, tali rimedi possono risultare inefficaci o insufficienti. In tali occasioni è necessario il ricorso a cure più invasive, di tipo chirurgico, come l’intervento di decompressione ossea o addirittura l’operazione per l’inserimento di una protesi articolare.

  • Terapia farmacologico , riposo e fisioterapia
  • Terapia chirurgica

 

TERAPIA CHIRURGICA

Si ricorre alla chirurgia quando l’osteonecrosi si trova in stadi molto avanzati, per cui non può essere trattata in altra maniera. Ecco quali sono i trattamenti chirurgici disponibili:

  • Decompressione ossea. Consiste nel rimuovere la porzione di osso malato, allo scopo di stimolare la porzione sana rimanente a rigenerare nuovo tessuto osseo.
  • Trapianto osseo. Consiste nel sostituire il tratto osseo malato con un pezzo di osso prelevato da una parte sana del corpo (autotrapianto) o da un donatore.
  • Osteotomia. Consiste nel sezionare l’osso malato, asportandone alcune parti nell’intento di ridistribuire, su una porzione ossea ancora sana, il peso che grava sull’area necrotica. Per poter eseguire l’osteotomia, ovviamente, l’osso deve presentare ancora delle aree di tessuto vivo e forte.
  • Protesi articolare. È l’intervento per i casi più gravi, in cui è avvenuto un collasso osseo. Esistono interventi di protesi d’anca, protesi al ginocchio ecc.

 

Prevenzione

Prevenire l’osteonecrosi dovuta a determinate condizioni di salute non è affatto semplice.
Tuttavia, può risultare importante limitare l’assunzione di alcolici, fare in modo che il livello di colesterolo nel sangue rimanga basso e, se si assumono corticosteroidi, attenersi scrupolosamente alle dosi consigliate dal medico curante.