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PIEDE CAVO

 

Il piede cavo è una malformazione caratterizzata da un’eccessiva concavità dell’arco plantare. Si possono distinguere forme congenite (presenti sin dalla nascita), acquisite (secondarie a patologie neurologiche, reumatiche e post-traumatiche) e idiopatiche (senza un’eziologia chiara).
Il piede cavo acquisito può presentarsi in seguito a fratture osteo-articolari, lesioni tendino-legamentose e danni ai muscoli scheletrici e ai tessuti del piede. Altre possibili cause comprendono artrite reumatoide, artrosi, gotta e neuropatie periferiche.
Il piede cavo predilige soprattutto il sesso femminile. Può derivare, infatti, dall’uso di calzature troppo corte e/o con tacchi troppo alti, le quali, a lungo andare, possono piegare le dita ad uncino e modificare la forma dell’arco plantare.  Le persone con piede cavo presentano una volta plantare particolarmente accentuata in altezza, che comporta prominenza dorsale e griffe digitali (cioè le dita sono eccessivamente flesse).
D’origine congenita o acquisita, il piede cavo può considerarsi la condizione opposta ai cosiddetti piedi piatti.
Quando presenti, i sintomi più comuni consistono in: dolore ai piedi, dolore alle caviglie, instabilità delle caviglie e presenza di dita a martello o dita a uncino. Per una diagnosi corretta, sono molto spesso sufficienti l’esame obiettivo e l’anamnesi.  A seconda della gravità del quadro sintomatologico, il trattamento può essere conservativo o chirurgico.

Cause

Il piede cavo può essere:

  • Una condizione congenita, trasmessa da uno dei genitori come caratteristica somatica;
  • Una condizione adattativa, successiva alla presenza di determinati fattori favorenti;
  • Una condizione idiopatica. In medicina, il termine idiopatico, associato al nome di una patologia, indica che quest’ultima è insorta per motivi sconosciuti o non identificabili.
PIEDE CAVO DI TIPO ADATTATIVO: LE CAUSE

Tra i possibili fattori favorenti il piede cavo di tipo adattativo, rientrano:

  • Alcune patologie neurologiche a carattere progressivo, come la sindrome di Charcot-Marie-Tooth, l’atassia di Friedreich, la neuropatia autonomica e sensoriale ereditaria, i tumori spinali, i tumori al cervello, i traumi spinali, la siringomielia o la distrofia muscolare;
  • Alcune patologie neurologiche a carattere statico, come la paralisi cerebrale, l’ictus, la poliomielite, le lesioni a carico delle radici dei nervi spinali o le lesioni a carico del nervo peroneo;
  • I traumi ai piedi o alle caviglie;
  • Le lesioni tendinee, come per esempio la rottura del tendine d’Achille;
  • L’artrite reumatoide;
  • La gotta;
  • L’utilizzo persistente di calzature inadeguate.

Sintomi e Complicanze

La presenza del piede cavo può essere asintomatica – quindi non comportare alcun disturbo – oppure sintomatica.
Quando il piede cavo è sintomatico, i sintomi possono consistere in:

  • Dolore o fastidio ai piedi, in particolar modo ai lati o alla zona metatarsale;
  • Dolore alle caviglia;
  • Instabilità delle caviglie. Ciò predispone a ripetute distorsioni (delle caviglie ovviamente);
  • Senso di rigidità e/o insensibilità ai piedi o alle caviglie;
  • Difficoltà a stare in piedi tante ore consecutive, a camminare per lunghi tratti o a correre. In questi frangenti, le difficoltà sono dovute alla sensazione dolorosa, che s’intensifica;
  • Presenza di dita a uncino o dita a martello;
  • Comparsa di calli in alcune zone specifiche dei piedi, quali il tallone, i bordi esterni o la zona metatarsale.
COMPLICANZE

In alcune sfortunate circostanze, il piede piatto può dare luogo a complicanze.
Le complicanze più comuni del piede piatto sono: la cosiddetta tendinite dei peronei (o tendinite peroneale), i problemi al tendine d’Achille (es: rottura), la fascite plantare o la cosiddetta sindrome da conflitto della caviglia.
È inoltre importante ricordare che le patologie neurologiche a carattere progressivo sono, spesso, responsabili di:

  • Un peggioramento crescente del piede cavo e
  • La comparsa di una particolare sensazione dolorosa, nota come dolore neuropatico.

QUANDO RIVOLGERSI AL MEDICO?

Un individuo portatore di piede cavo dovrebbe contattare il proprio medico curante quando:

  • I piedi o le caviglie sono particolarmente dolenti;
  • Le distorsioni alle caviglie sono assai frequenti;
  • Sono presenti condizioni come il dito a uncino o il dito a martello;
  • Sono presenti sintomi e/o segni di una delle sopraccitate complicanze;
  • Piedi e/o caviglie danno la sensazione di essere deboli, rigidi e insensibili;
  • Stare in piedi tante ore, camminare a lungo o correre risultano essere causa di estremo dolore.

Molto spesso, è fondamentale anche il consulto di un podiatra, ossia uno specialista delle affezioni dei piedi, e di un ortopedico, cioè un medico specializzato nella diagnosi, nel trattamento e nella prevenzione delle patologie del complesso sistema di muscoli, ossa, tendini, legamenti e nervi, presenti nel corpo umano.

Diagnosi

Per una diagnosi di piede cavo sono sufficienti, molto spesso l’esame obiettivo e l’anamnesi.
In genere, il ricorso a test diagnostici ulteriori e più approfonditi avviene in due occasioni: quando i medici sospettano che il piede cavo sia dovuto a una patologia neurologica oppure quando il quadro sintomatologico è molto severo.
Tra i test diagnostici utili a un approfondimento, meritano una citazione particolare: i raggi X, la risonanza magnetica nucleare (RMN) dell’encefalo e del midollo spinale e un’elettromiografia.
Una diagnosi accurata di piede cavo e delle sue cause è fondamentale per poter pianificare la terapia più adeguata.

Trattamento

Il trattamento del piede cavo dipende da almeno tre fattori:

  • Le cause/fattori favorenti. In alcune circostanze, curare le cause è fondamentale per evitare un peggioramento del piede cavo;
  • La severità dei sintomi. Più i sintomi sono severi, maggiore è la probabilità di dover ricorrere a un trattamento invasivo;
  • La rapidità con cui la condizione di piede cavo si è instaurata e ha indotto la comparsa dei disturbi. Se il piede cavo è comparso in maniera improvvisa, è fonte di preoccupazioni e richiede maggiori attenzioni dal punto di vista terapeutico.

A seconda di quali sono le cause, la severità dei sintomi e la rapidità d’insorgenza della condizione, i medici curanti possono optare per una terapia non-chirurgica (o conservativa) o per una terapia chirurgica.
Se il piede cavo è asintomatico, non è previsto alcun tipo di trattamento.

TERAPIA NON-CHIRURGICA

La terapia non-chirurgica (o conservativa) rappresenta un rimedio per alleviare la sintomatologia e non costituisce una cura per il piede cavo.
I più comuni trattamenti conservativi, adottabili in caso di piede cavo, consistono in:

  • Utilizzo di ortesi plantari o rialzi, da inserire nelle calzature. Modellati sul piede del paziente, ortesi plantari e rialzi garantiscono un impatto migliore con il suolo, una migliore distribuzione del peso corporeo sui piedi e una maggiore stabilità all’articolazione della caviglia. Tutto ciò dovrebbe ridurre il dolore e il rischio di distorsioni;
  • Esercizi di stretching (o allungamento muscolare) e potenziamento per tutti i muscoli della gamba che fanno riferimento al tendine d’Achille;
  • Utilizzo di scarpe adatte alla condizione di piede cavo. Queste scarpe garantiscono una migliore distribuzione del peso corporeo sui piedi, quindi il dolore dovrebbe ridursi;
  • La somministrazione di farmaci antidolorifici, per ridurre la sensazione dolorosa;
  • Esercizi di fisioterapia per il miglioramento della tecnica di camminata e della tecnica di corsa. In genere, i medici sottopongono a questo tipo di trattamento i pazienti che praticano sport – tra cui, in particolare, corsa, podismo, marcia ecc – con una certa continuità;
  • Un periodo di riposo da tutte quelle attività che favoriscono la comparsa del dolore (es: corsa, lunghe camminate ecc). In alternativa, i medici consigliano ciclismo o nuoto.
TERAPIA CHIRURGICA

I medici prendono in considerazione l’intervento chirurgico per il piede cavo quando la terapia conservativa si è rivelata inefficace (o non ha fornito i risultati sperati) e la sintomatologia è molto intensa.
In generale, gli obiettivi della chirurgia sono: correggere nei limiti del possibile la deformità, alleviare la sensazione dolorosa, preservare la caviglia da (ulteriori) distorsioni e migliorare l’appoggio al suolo dei piedi.
Esistono tre tipologie d’intervento chirurgico:

  • Le operazioni riservate ai tessuti molli. Rientrano in tale tipologia procedure quali: l’allungamento chirurgico del tendine d’Achille, la distensione chirurgica della fascia plantare e i trasferimenti tendinei.
  • Le operazioni di osteotomia. Consistono nell’asportazione di porzioni ossee, nell’intento di ridurre la deformità. Le ossa su cui il chirurgo può agire sono, per esempio, i metatarsi o il calcagno.
  • Le operazione di artrodesi, per la stabilizzazione articolare. Sono utili per tutti quei pazienti che soffrono di ripetute distorsioni alle caviglie.

La scelta del tipo d’intervento chirurgico spetta, ovviamente, al chirurgo curante e dipende dalla natura della deformità.
Se all’origine del problema c’è una qualche patologia neurologica progressiva, una sola operazione chirurgica di piede cavo potrebbe non essere sufficiente.

Prevenzione

Praticare attività fisica con costanza (ciò salvaguarda dagli infortuni) e indossare calzature comode e di buona fattura (soprattutto durante l’esercizio fisico) sono le principali misure preventive nei confronti del piede cavo.
Il piede cavo dev’essere trattato con ortesi digitali o con plantari personalizzati, che consentano di stabilizzare l’appoggio. Nei casi gravi, però, è necessario ricorrere all’intervento chirurgico.